SINCRONICITA’ , correlazioni olistiche e fenomeni sincronici tra materia e psiche

Prosegue su CIVILTA’ PERDUTE il lungo articolo sulla SINCRONICITA’ indagata dallo psicologo Carl Jung e dal fisico Wolfgang Pauli, articolo da noi tradotto da questo indirizzo:
http://www.metapsychique.org/Synchronicite-et-Hasard.html


9. Correlazioni olistiche nel mondo della materia

Generalmente, i sottosistemi di un qualsiasi sistema fisico sono – in seguito alla meccanica quantistica – intrecciati da correlazioni olistiche che non si possono spiegare a partire dalle interazioni. Cioè: tutta l’informazione riguardante gli stati dei sotto-sistemi di un sistema globale e le loro interazioni non è sufficiente per determinare lo stato del sistema globale. Ciò è valido ugualmente per le situazioni dove i sotto-sistemi sono lontanissimi e non interagiscono tra loro. Attualmente, si chiamano correlazioni Einstein-Podolsky-Rosen le informazioni mancanti per la determinazione completa dello stato totale del sistema.

Fu Einstein che segnalò per la prima volta questa situazione strana. Con Boris Podolsky e Nathan Rosen, pubblicò un articolo nel quale provava a dimostrare la non completezza della meccanica quantistica con l’aiuto di una esperienza di pensiero. In questo articolo, mostrò che, generalmente, la descrizione completa dei sottosistemi – di un sistema quantistico globale – separata nello spazio, non può descrivere interamente il comportamento del sistema globale. Questo contraddice il principio di separabilità che Einstein sostenne durante tutta la sua vita:

“… quello che si considera come (“veramente”) esistente, deve essere in una certa maniera localizzato nello spazio-tempo. Cioè, quello che è reale in una parte A dello spazio, deve (in teoria) “esistere” indipendentemente di ciò che è considerato come reale in un altra parte dello spazio, B. Se un sistema fisico si estende sulle parti A e B dello spazio, allora quello che si trova in B deve avere un’esistenza indipendente da quello che si trova in A. Quello che si trova in B non deve dipendere da quello che si sta misurando in A; a dire il vero, quello che si trova veramente in B deve essere indipendente dalla misura o non-misura in A.”

Secondo Einstein, la mancanza di separabilità nello spazio era il motivo più importante per dire che la meccanica quantistica era una teoria incompleta. In una lettera a Max Born del 4 marzo 1947, scrisse :

“Non posso giustificarti la mia attitudine in fisica di modo che tu la possa trovare ragionevole. … è per questo che non posso seriamente credere nella meccanica quantistica; perchè è incompatibile col principio che la fisica debba presentare una realtà nello spazio e nel tempo, senza effetti “fantomatici” di lunga portata.”

Per Einstein era essenziale pensare che le cose della fisica fossero organizzate in un continuum spazio-temporale:

“a un momento dato, queste cose prendono un’esistenza indipendente le une dalle altre nella misura in cui si trovano in delle “parti differenti dello spazio”. Il pensiero fisico nel senso abituale sarebbe impossibile senza l’ipotesi dell’esistenza (“essere così”) indipendente delle cose distanti nello spazio, che proviene innanzitutto dalla nostra maniera quotidiana di pensare. Senza una separazione netta, non vedo come le leggi fisiche potrebbero essere formulate e testate.”

Nel frattempo, tutte queste previsioni controintuitive sono state verificate oltre ogni ragionevole dubbio. Da un punto di vista concettuale, una deduzione importante è stata fatta da Erwin Schrödinger, poco dopo l’apparizione dell’articolo di Einstein, Podolsky et Rosen: “Il tutto è in uno stato determinato, ma non per ognuna delle sue parti prese singolarmente in se stesse.”In questo caso, si dice, in base a Schrödinger, che i due sotto-sistemi sono intrecciati gli uni con gli altri, cioè che i due sotto-sistemi intrecciati non esistono individualmente. Le correlazioni acausali che sono intrecciate tra i due sottosistemi, sono state analizzate da Schrödinger in due articoli che non hanno conosciuto molta attenzione. Attualmente, si parla di sistemi quantici intrecciati da correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen, anche se Einstein, Podolsky et Rosen non hanno parlato di correlazioni nel loro
articolo.

Per i sistemi quantici interagenti, bisogna necessariamente prendere in considerazione le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen per fare concordare la teoria con l’esperienza, e questo non è mai stato oggetto di discussione dall’avvento della meccanica quantistica. Queste correlazioni sono entrate nel dibattito filosofico soltanto da due decenni, dopo essere state retrouvées sperimentalmente, e questo anche in dei sotto-sistemi lontanissimi e senza interazioni, ciò è in perfetta concordanza con le previsioni teoriche. Secondo la meccanica quantistica, le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen non possono essere espresse da relazioni e non permettono la trasmissione di informazione. La meccanica quantistica è una teoria di azioni in prossimità, e non contesta il postulato di Einstein il quale appalta tutta la fisica su azioni locali che, al massimo si propagano alla velocità della luce. Ma la struttura locale delle interazioni non implica in nessun modo la separabilità del mondo materiale.

John Bell ha introdotto per la prima volta nel 1964 una misura di correlazione, verificabile sperimentalmente, che permette di testare in modo empirico ipotesi plausibili di separabilità, indipendentemente dai ragionamenti di Einstein sulla meccanica quantistica. Le suppozioni di Einstein sono state utilizzate da Bell per mostrare che conducono a un’evidente contraddizione rispetto alle predizioni della meccanica quantistica verificabili dall’esperienza.

Il teorema di Bell è un risultato molto semplice, ma profondo, che evidenzia certi aspetti OLISTICI del mondo materiale. Gli è stato ispirato dai ragionamenti di Einstein, Podolsky e Rosen, ma può essere formulato indipendentemente da ogni teoria fisica particolare. Il risultato può essere formulato attraverso differenti versioni, ma riguarda sempre una disuguaglianza con funzioni di correlazioni misurabili sperimentalmente. Oggi, le si chiama molto semplicemente “disuguaglianze di Bell”. Se un’esperienza mostra una violazione di una disuguaglianza di Bell – che è stata dedotta a partire dalle supposizioni teoriche di Einstein – allora questo prova l’esistenza di correlazioni, indipendentemente dai ragionamenti della meccanica quantistica. Oggi esiste tutta una serie di esperienze che hanno incontestabilmente verificato la violazione delle disuguaglianze di Bell in dei sistemi senza interazioni spazialmente separate.

Le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen sono importanti per la filosofia poichè mostrano che, generalmente, i fenomeni materiali non sono nè separabili nè locali. L’esistenza dei fenomeni olistici è intimamente legata all’esistenza delle grandezze incompatibili. Il metodo più semplice per vedere questa relazione è di generalizzare algebricamente le disuguaglianze di Bell. Per fare questo si ha bisogno di una serie di ragionamenti formali schematizzati nell’allegato (non tradotto). Si può formulare il risultato più importante in forma condensata:

Possono esistere correlazioni olistiche tra due sotto-sistemi S1 e S2, se e solamente se esistono proprietà incompatibili in S1 come in S2.

Si tratta in particolare di due sistemi materiali quantici, S1 e S2, quindi le correlazioni olistiche tra essi proprio le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen. Come nella formulazione generalizzata delle correlazioni olistiche, ci sono diverse restrizioni soppresse (importanti per il loro aspetto quantico), si ci domanda se uno dei due sistemi potrebbe essere non materiale. La condizione essenziale è che si possa attribuire a questo sistema proprietà ben definite. Secondo Jung, la realtà oggettiva esige:

“Un modello matematico basato su fattori invisibili e incomprensibili. La psicologia non può fuggire alla validità universale di questo fatto, tanto più che la psiche osservatrice è già integrata nel formulare una realtà obiettiva.”

Non conosco approcci a partire da cui si possa codificare il “mentale” (qualsiasi cosa si possa intendere con questo) in modo tale che si possa testare direttamente una disuguaglianza di Bell nel senso indicato sopra. Mi parebbe più promettente fare una messa a punto delle proprietà strutturali di un sistema contenente due sotto-sistemi cinematicamente indipendenti S1 e S2, dove S1 sarebbe un sistema materiale e S2 un sistema non materiale.

10. Fenomeni sincronici e correlazioni olistiche

Correlazioni acausali e non locali appaiono nei fenomeni sincronici, così come nelle esperienze con sistemi fisici intreccati. Però ci sono delle differenze importanti tra le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen della meccanica quantica e le corrispondenze di senso sincronico.

Una di queste differenze consiste nel fatto che solo le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen sono sperimentalmente riproducibili. Questo vuol dire che è unicamente con le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen
che si possono fare esperienze di laboratorio e ottenere risultati statisticamente riproducibili. Inoltre, le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen sono un fenomeno puramente fisico, perciò non si può parlare di un fattore NUMINOSO. Per questa ragione, i fenomeni sincronici non possono essere interpretati dalla meccanica quantistica. Malgrado ciò delle sorprendenti analogie rimangono tra i fenomeni sincronici e le correlazioni di Einstein-Podolsky-Rosen – puramente fisiche – che suggeriscono l’applicazione generalizzata della disuguaglianza di Bell. Nominiamo “S” il sistema globale che contiene la psiche e la materia e supponiamo che la materia possa essere concettualizzata dal sotto-sistema S1 e la psiche, allo stesso modo, dal sotto-sistema S2. Quindi ci si pone la questione della dipendenza tra le proprietà fisiche e psichiche. Pauli s’è espresso sulla “compatibilità dei concetti psicologici come la vita e l’anima, supponendo la validità – senza eccezione – delle leggi fisiche” in un manoscritto non pubblicato, Esempi moderni di fisica di “sfondo” del giugno 1948:

“Dal momento che la concezione determinista è stata abbandonata in fisica, non ci sono neanche ragioni per mantenere ancora una concezione vitalista, secondo cui l’anima potrebbe o dovrebbe “violare” le leggi fisiche. Mi sembra piuttosto che una parte essenziale dell’ ‘armonia universale’ consista nel far sì che le leggi fisiche lascino proprio un margine per un altro modo di osservare e di considerare le cose (la biologia e la psicologia) in modo che l’anima possa raggiungere tutti i suoi ‘obiettivi’ senza violare delle leggi fisiche”.

L’ipotesi di una compatibilità di tutte le proprietà fisiche con tutte le proprietà psichiche garantisce l’affermazione, empiricamente ben fondata, che i fenomeni psichici non violano mai le leggi fisiche cinematiche, verificando così l’autonomia dei domini fisico e psichico che Pauli esigeva. Con ciò vengono esaudite le condizioni formali preliminari per la validità della disuguaglianza generalizzata di Bell. Sotto queste condizioni, ne segue che le correlazioni olistiche tra la materia e la psiche sono appunto possibili quando ci sono delle proprietà incompatibili nel dominio materiale, così come nel dominio psichico. I lavori di jung mettono a disposizione abbondanti ricerche empiriche sulle proprietà psichiche incompatibili. Lo stesso Pauli ne scrive, in un esame – dedicato all’ottantesimo compleanno di Jung – dove compara le concezioni sull’inconscio nei differenti domini della conoscenza:

“La ‘corrispondenza’, le ‘coppie di contrari complementari’ e la ‘globalità’ appaiono indipendentemente nella fisica e nelle concezioni dell’inconscio.”

Le coppie di contrari complementari discusse da Pauli nel suo manoscritto Esempi moderni di fisica “di sfondo” si integrano in modo sorprendente in un modello nel quale la materia e la psiche sono sotto-sistemi compresi in un sistema globale. Pauli difende la compatibilità del mondo fisico e del mondo psichico, ma attende una simmetria

che rifletta i rapporti di complementarità all’interno della sfera materiale e della sfera psichica:

“In base alla psicologia, le leggi fisiche sembrano essere una ‘proiezione’ di costellazioni di idee archetipiche, mentre, visti da fuori, anche gli avvenimenti microfisici sono da interpretare comme archetipici e il loro ‘riflesso’ nella psiche è una condizione necessaria per poterli percepire. Riassumendo, si può interpretare tutto ciò che si è presentato in modo tale che l’inconscio produca spontaneamente l’immagine di una coppia di contrari complementari sull’altra.”

“In base alla concezione qui esposta, la quaternità non sarebbe avvalorata all’interno della fisica, ma nella misura in cui la coppia di contrari della fisica si trova di nuovo riflessa nel dominio psichico, si attribuisce una quaternità alla globalità composta dalla fisica e dalla psicologia. Mi sembra possibile che vi siano dei fenomeni dove l’intera
quaternità gioca un ruolo essenziale e non soltanto le coppie di contrari fisici e psichici dalla loro parte. In tali fenomeni, non si potrebbe più definire con giudizio DIFFERENZE CONCETTUALI come ‘fisico’ e ‘psichico’…”

Questa quaternità corrisponde esattamente alla situazione olistica con l’intreccio dei sotto-sistemi S1 e S2, caratterizzati dall’esistenza di coppie compatibili dalle proprietà incompatibili. Correlazioni olistiche tra il dominio fisico S1 e il dominio psichico S2 renderebbero possibili le relazioni psicofisiche ACAUSALI NON-LOCALI che non sono prodotte da interazioni.

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